TeatroModa e La Luna Vuota (Trento) ARTHUR
(da “Il delitto di Lord Arthur Savile” di Oscar Wilde – Adattamento teatrale e regia di Filippo Tomasi)
Riproporre i classici è un'operazione rischiosa. C'è sempre in agguato il pericolo di banalizzare, dissacrare o semplicemente non aggiungere nulla di nuovo. Se poi si decide di mettere in scena non già un testo teatrale bell'e pronto, bensì un romanzo, l'impresa si fa ancora più ardua.
Ma ciò non ha intimorito il regista Filippo Tomasi, fermo nella sua idea di portare in scena Oscar Wilde, e nello specifico il racconto breve Il delitto di Lord Arthur Savile. Per farlo ha coinvolto undici attori provenienti da diverse realtà del teatro trentino, in stretta collaborazione con le compagnie TeatroModa e La Luna Vuota, chiamati a formare un gruppo affiatato, a cui affidare la rappresentazione di un testo piuttosto criptico. Una sfida nella sfida, che ha richiesto un lungo lavoro di preparazione, con l'importante contributo di Janna Konyaeva, che ha aderito al progetto nel duplice ruolo di formatrice e interprete.
Dice Tomasi che affrontare Oscar Wilde non è stato facile, poiché le sue storie hanno una profondità che non si rivela ad una prima lettura, ma che emerge un po' alla volta, per travolgere alla fine in maniera inaspettata. Lo spettacolo ha dunque la sua genesi nella volontà di mettere in scena ciò che di volta in volta si andava scoprendo tra le pieghe del racconto, in buona parte proprio attraverso la sperimentazione scenica.
Il protagonista, Lord Arthur, è un rampollo dell'aristocrazia inglese, al quale un chiromante predice che ucciderà qualcuno. La notizia lo terrorizza e siccome tutto ciò che desidera è sposare la sua fidanzata, senza che nulla possa turbare la loro unione, decide di agire d'anticipo, compiendo un omicidio per il quale non potrà mai essere condannato. Ecco che un gesto in sé esecrabile, diventa non solo una coraggiosa sfida al destino, ma anche uno strappo con un mondo popolato da personaggi il cui unico scopo nella vita è navigare a vele spiegate sul mare del successo mondano. Un gesto con il quale Arthur si discosta da quel mondo per prendere in mano la propria vita e fuggire da quella superficialità definita da Oscar Wilde il vizio peggiore della società.
L'allestimento scenico è sobrio ed essenziale: sullo sfondo scuro si stagliano le bianche vele della nave ideale su cui viaggia il mondo viziato e ipocrita dell'aristocrazia e dove gli ospiti dei ricevimenti, frivoli e opportunisti, cercano lo sballo con cui riempire giornate altrimenti vuote. Alcuni praticabili, variamente ricomposti, arredano le diverse scene, dove Arthur visita luoghi, dalle ricche sale dei ricevimenti fino ai bassifondi più malfamati, e incontra sia personaggi reali che i suoi fantasmi. Fino a raggiungere finalmente il suo scopo.
Una commedia amara o un dramma giocoso, volendola definire per ossimori, comica e lugubre, spensierata e inquietante. Comunque uno spettacolo che mostra la duttilità del teatro, con la sua molteplicità di linguaggi, e che vuol essere anche una piccola provocazione, per dire che un teatro che vuole crescere deve avere anche il coraggio di sperimentare.