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Immagine del redattorePaolo Corsi

ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA


Estravagario Teatro


ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA

di Francesca Mignemi


regia Alberto Bronzato

Verona - Cortile Arsenale - 8 agosto 2019




Allontanarsi dalla linea gialla, sold out per Estravagario al Cortile Arsenale

Nuovo successo per una delle compagnie di punta del teatro veronese, con uno spettacolo agrodolce, divertente e un po’ malinconico


Puntofermo, una piccola stazione ferroviaria in un posto qualsiasi, dove non succede mai niente e dove le poche facce in giro sono sempre le stesse. Un punto fermo, appunto, da dove l’unica possibilità per Gianni (Alberto Bronzato), capostazione, barista, custode (e qualsiasi altro ruolo fosse necessario), di vedere un po’ di mondo, di stare un po’ nel mondo, è osservare le facce dei passeggeri, immobili, dietro i vetri dei finestrini dei treni che gli sfrecciano davanti, ignorandolo. Eppure Gianni è un essere sociale, uno spirito puro, assetato di contatti umani, che si coccola i pochi frequentatori della stazioncina e freme di gioia quando passa un nuovo viaggiatore. Finché la sorte gli regala un’occasione unica: la presenza di un nutrito gruppo di persone a Puntofermo, bloccate dal guasto al treno nella stazione precedente. Un evento, sì, perché lì di solito non succede mai niente, nemmeno un guasto. Gianni dunque non perde tempo e si prodiga a intrattenere e perfino a trattenere gli ospiti, ricorrendo pure a qualche sotterfugio. Non è un gruppo qualsiasi quello che si ritrova a passare un’ora nella stazione di Puntofermo, ma un variegato campionario di umanità. A cominciare dall’ospite fisso Kinder (Giuseppe Pasinato), il gioviale e un po’ misterioso ragazzone straniero, che parla una lingua quasi incomprensibile, del quale si può solo tentare di immaginare la storia. Quindi Smilzo (Zeno Montagnani), che ha due famiglie ma è senza famiglia e medita di continuo il grande salto al di là della linea gialla, dove crede forse di trovare risposte. Caravaggio (Ermanno Regattieri), il simpatico imbianchino-poeta che dispensa consigli e apprezzamenti galanti in rima. Margherita e Enzo (Tiziana Leso e Aldo Zappacosta), l’anziana e simpatica coppia, ben salda ai vecchi e rassicuranti schemi. Susan e Zeno (Annamaria Orlando e Matteo Castioni), coppia bizzarramente assortita, con mal di pancia reali ed esistenziali. Andrea e Claire (Corrado Roccazzella e Cecilia Sartori), fidanzatini tecnodipendenti con l’isteria da sconnessione. La Duchessa (Tiziana Totolo), chiromante per passione e spensierata per indole, con un debole per il capostazione. Milly (Barbara Fittà), che è donna delle pulizie ma anche altro a Puntofermo (e Gianni lo sa). E per finire l’inflessibile Controllore (Marina Zanoni), inseguito e inseguitore delle stravaganti Rosa Caffeina e Violetta Caffeina (Roberta Zocca e Alice Parisi), sempre in viaggio abusivo, avanti e indietro sulla tratta di Puntofermo. Insomma un bell’assortimento, evidenziato anche dalle differenti parlate regionali dei protagonisti, tra veneto, milanese, romagnolo e romanesco, usciti dalla penna della drammaturga Francesca Mignemi e diretti sulla scena da Alberto Bronzato. Difficile dire di cosa parli lo spettacolo, perché in realtà parla di tanto, del più e del meno dettato dal momento, di come sono fatte le persone, di quali sono le loro aspirazioni e le loro pene. Realmente non succede niente di eclatante, se si escludono i ricorrenti e misteriosi segnali lanciati da una fantomatica entità e il colpo di scena finale, ma l’asse narrativo è costruito proprio sull’interazione dei personaggi, costretti ad una convivenza forzata, per quanto libera. E’ un racconto prevalentemente corale, ma anche individuale, con momenti confidenziali riservati al pubblico. Ma c’è anche un senso a questo stare insieme ed è che proprio insieme, superando la diffidenza, ci si può sentire meglio, apprezzare gli altri e scoprirsi migliori. Allontanarsi dalla linea gialla è un racconto agrodolce, nostalgico, costruito quasi dal niente, semplicemente scavando dentro le persone e mettendole a confronto. La scena fissa è piuttosto semplice ma ben disposta: un piccolo chiosco che è biglietteria, bar, centralino, la “casa” di Gianni; una toilette, tavolini e sedie, un distributore automatico di snack, un totem informativo multimediale che ogni tanto dà i numeri, panchine sui binari 1 e 2, disposti su diverso piano e livello. Non c’è fondale, perché giustamente siamo all’aperto, tanto nella stazione che nel cortile dell’Arsenale. C’è dunque varietà di spazio e di linee di movimento, che sono ben sfruttate per scene e controscene, progettate dall’esperta regia di Bronzato. Azzeccati l’uso delle musiche e la scelta dei costumi, ben aderenti ai personaggi, così come pure apprezzabile è la scelta di non spezzare l’atto unico con un intervallo che danneggerebbe sicuramente lo spettacolo. Estravagario si conferma un’eccellenza per quanto riguarda la qualità dei suoi attori, ottimi nelle caratterizzazioni e nel saper stare in scena, così come questo spettacolo, divertente e con una punta di malinconia, è uno di quelli che si faranno ricordare.

di Paolo Corsi

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