I Sottotesto (Nogaredo)
TUT PER COLPA DEL PIZOM
di Frank Barea
regia Michele Pandini
Serravalle di Ala (TN) - Teatro
24 Febbraio 2024
Successo per l’ultima produzione in dialetto trentino del gruppo teatrale I Sottotesto di Nogaredo, con la regia di Michele Pandini
Romolo è determinato nel suo intento di farsi eleggere sindaco, forte di un programma che, solleticando la pancia dell’elettorato (nel vero senso della parola, dato il motto inneggiante a “Canederli, Lucanica e Marzemino”) non potrà che avere riscontro positivo. Se poi la squadra che segue la campagna elettorale conta due donne determinate, una moglie alquanto attratta dal ruolo di first lady e una sorella pasionaria con sinistrorse nostalgie rivoluzionarie, il successo non può che essere garantito. Ma si sa che in questi casi c’è sempre l’imprevisto, che qui ci fa addirittura scappare il morto, anzi, i morti, visto che, oltre a un non proprio ben amato concittadino, a rimanere sul campo è anche la gatta di casa, apparentemente vittime entrambi di un pasto a base di piccioni avvelenati, procacciati proprio dall’ignaro Romolo.
Questa la trama portante del testo, scritto da Frank Barea (pseudonimo di Michele Pandini, che è anche il regista dello spettacolo), attorno alla quale vorticano (è proprio il caso di dirlo, considerato il ritmo delle azioni sceniche e delle battute) bizzarri personaggi tipici della commedia tradizionale trentina. Non mancano infatti, oltre ai ruoli sopracitati, l’amico medico, la marescialla dei carabinieri, oltre ai quasi immancabili prete e suora, tutti adeguatamente caratterizzati.
Lo spettacolo “Tut per colpa del pizom” della compagnia I Sottotesto di Nogaredo (TN), l’ha fatta da padrone al recente Premio Mario Roat, organizzato dalla CoFas di Trento, aggiudicandosi i premi per il miglior spettacolo, la miglior regia, il miglior attore e per il gradimento del pubblico.
La rappresentazione è effettivamente divertente, pimpante e ben ritmata. Uno dei punti di forza sta innanzitutto negli interpreti, tutti quanti spigliati, tanto nella recitazione delle battute del testo, quanto nei numerosi e rapidi movimenti di scena collettivi.
L’altro fattore di buona riuscita è la regia, che detta sincronismi di battute e azioni, tenendo sempre la scena in movimento, con una buona occupazione dello spazio, anche su palcoscenici di piccole dimensioni, persino stordendo qua e là lo spettatore, con battute in sequenza sparate a volte ad una velocità al limite dell'intelligibilità, nel travolgente fluire della narrazione scenica.
Non ci sono veri e propri colpi di scena inattesi, nemmeno per risolvere il finale, per il quale la scelta drammaturgica ammicca in chiave comica al Don Giovanni mozartiano, con la statua del compaesano-commendatore a spaventare il nostro Romolo-Leporello. Un epilogo, quello del morto non-morto, che di fatto è atteso per quasi tutta la commedia. Ciononostante, l’effetto è garantito e il pubblico mostra gradire come infine giunge l’atteso lieto fine. Che a ben guardare, proprio lieto non sarebbe, ma tant'è che l'aspetto decisamente comico della vicenda finisce per forza con lo sdrammatizzare tutto.
Volendo trovare una pecca in questo allestimento, di cui peraltro si apprezza anche la sobrietà e praticità della scenografia, occorre dire che i numerosi stacchi per i pur rapidi cambi scena, alla lunga stancano per la loro ripetitività, divenendo anche quantitativamente una parte della commedia fin troppo ingombrante.
In definitiva si tratta di un allestimento ben fatto, curato nei dettagli e forte delle apprezzabili performance individuali e collettive degli interpreti, basato su un testo originale, tarato con precisione sul gusto del pubblico del teatro amatoriale trentino (ma anche ben attento a non cadere nella banalità di stereotipi di garantita efficacia), che infatti ne sta decretando il successo nei teatri della provincia.
di Paolo Corsi
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